
Ciao Ale, prima di iniziare la nostra intervista volevamo complimentarci per il tuo risultato ottenuto al campionato assoluto FISW Surfing tenutosi recentemente in Sardegna.
Veniamo a noi… Dopo diversi anni lontano dalle competizioni e dai riflettori dei media se tornato alla grande con un risultato importante. Cosa ti ha spinto a tornare a gareggiare? Ti aspettavi un risultato del genere?
Grazie ragazzi, ci sono state due motivazioni principali che mi hanno spinto a ritornare a competere:
La prima é stata senza dubbio quella di partecipare ad una gara federale riconosciuta dal coni dove l’ organizzazione è stata impeccabile. Per la prima volta in italia ho assistito ad un vero e proprio “spettacolo” fatto da professionisti. Organizzatori, giudici e atleti, al pari degli eventi esteri più importanti. Credo che questo sia un ottimo inizio per le nuove generazioni che si potranno identificare in uno sport gestito da persone preparate e qualificate. Credo che sarà concretamente possibile sviluppare un cammino olimpico o internazionale.
La seconda è stata la location. La Sardegna è il mio posto preferito nel mondo che regala onde che non hanno nulla da invidiare a quelle oceaniche. Il tutto si è svolto negli spots e nei posti che per me ormai sono una seconda casa, luoghi dove trascorro quasi quattro mesi all’anno. Un applauso va ai locals che hanno dato il loro fondamentale contributo sia durante i tre giorni dell’evento che quando i riflettori si sono spenti.
Mi chiedi se mi aspettavo questo risultato? Beh quando ti giochi un campionato italiano in un’unica gara, dopo tre anni di non competizioni e sai che il tuo sup non lo butti in acqua da più di un anno per problemi di salute, se non un paio di volte prima della gara, è difficile pensare ad una vittoria. Diciamo piuttosto che c’ho voluto credere e ho lottato in acqua fino alla fine perchè questo titolo lo sognavo!
Da veterano Italiano di questa disciplina cosa a tuo avviso ha suscitato questo interesse degli ultimi anni?
Penso che il grande interesse che c’è oggi sia principalmente dato dalla versatilità di questo sport. Può essere apprezzato in acqua piatta per le passeggiate o le escursioni in mare, in gare racing di distanza e persino sulle onde. E’ uno sport un pò per tutti, dove tutti possono trovare uno spazio per esprimersi riuscendo a dare il meglio di sè stessi.
Nello specifico del sup wave, il fatto di non dover fare il take off potendo guardare le onde dall’alto e non sdraiati sulla tavola come nel surf, risulta essere un grosso vantaggio per un principiante che vuole prendere un’onda. E’ chiaro che quando si parla di surfare onde consistenti e di manovre tecniche di vantaggi non ce ne sono affatto.
Il sup wave praticato a livello sportivo oggi come oggi attira principalmente l’attenzione di kiters e windsurfisti. E’ molto difficile che un surfista da onda si avvicini alla pagaia soprattutto in un paese come l’italia dove le onde sono sempre troppo poche. Specializzarsi in più discipline diventerebbe una scelta troppo gravosa. Diverso invece è in quelle nazioni dove il surf è radicato da una vita come hawaii, brasile, australia,francia ecc dove la sperimentazione per godersi le onde attraverso nuovi sport non spaventa affatto.
Molti dicono che non c’è un cambio generazionale del sup Italiano, come vedi tu la scena?
Purtroppo sono d’accordo, il vero problema è che per diventare forte sul sup tra le onde dovresti essere stato prima un surfista! Oggi le nuove generazioni si allenano solamente a prendere le onde con la pagaia, ogni rotazione e virata sono date esclusivamente da quel cavolo di “bastone” così come la ricerca di velocità. Tutto questo sistema macchinoso ti porta lontano da ciò che deve essere una giusta surfata e un giusto flow!
Sono assolutamente convinto che molti “supper” italiani senza una pagaia in mano non riuscirebbero ad impostare una curva base corretta. Se dovessi affrontare un progetto di sviluppo per le nuove generazioni per prima cosa gli insegnerei a sentire l’onda come unica forza di propulsione e, una volta acquisito questo, la pagaia allora può diventare il prolungamento del corpo per estremizzare alcune manovre, ricordando che quello che conta è ciò che hai sotto i piedi non in mano!
Poi c’è l’eccezione che conferma la regola che si chiama Airton Cozzolino vederlo in acqua è incredibile, oggi è l’unico raider italiano che nel sup surfing può competere con i migliori al mondo.
Una domanda tecnica, che modello o modelli di tavola hai usato durante la competizione? Hai cercato una tattica di gara?
Nel sup wave uso solo tavole custom “shapate” da Twinsbros.
Abbiamo iniziato a sviluppare questa idea nel 2013, il potersi confrontare col proprio shaper ti da un vantaggio unico. Abbiamo sviluppato vari shape togliendo o aumentando il volume in vari punti, migliorando l’outline, assottigliando i bordi dove necessario, cambiando la posizione delle pinne ecc ecc fino ad arrivare a quella che per le mie caratteristiche considero la tavola perfetta!
Sono convinto che il futuro per chi vuole migliorare le proprie performance sia questo: il risultato finale è surfare le onde esattamente come se avessimo un surf da onda sotto i piedi, quindi a mio avviso la tavola deve avere un buon flex e una costruzione classica, tutta questa ricerca di rigidità sicuramente può funzionare nel windsurf o nel kite ma non nel sup sulle onde.
A volte, mi stupisco quando sento parlare di costruzioni super rigida in sandwich, ecc. Oggi nel sup ci troviamo un po’ come era circa 10 – 15 anni fa nel surf da onda quando ci fu l’esplosione dei vari surf tech e tavole in sandwich di serie che sembravano l’innovazione futura per poi cadere in un grande flop oggi. Chiariamoci sto parlando di alte performance per i futuri wavers, ovviamente per chi si avvicina a questo mondo per la prima volta una classica tavola all-around di serie va più che bene!
In gara ho usato una TwinsBros 7’7” per 92 litri modello Surf or Sup in configurazione quad e costruzione CARBON PRO FLEX, calcola che sono alto 185 cm e peso 85kg, ed è risultata perfetta!